mercoledì 20 luglio 2011

PERDONATE L'EXCURSUS...

E fu così che passò un altro mese... siamo a Roma (eh? cosa? maccome? che ci fate li???), viviamo alla Garbatella (eh? quella dei Cesaroni? maddai??) e domani compiamo 3 mesi. E&M li compiono, ma anche io sento di farli per osmosi. volevo iniziare dal raccontone dei raccontoni, il parto. è di certo l'argomento preferito delle mamme di tutto il mondo, perchè momento centrale della sindrome da sopravvissuti. dopo aver tanto osservato me e le altre donne, ho capito che non lo si racconta perchè lo si ha fatto, ma perchè si è tornati. un po' come il vietnam.
però oggi voglio parlare di un altro vietnam, quello di chi era a Genova nel 2001, nei giorni del G8. sono 10 anni esatti dalla morte di Carlo Giuliani. a Genova, quella volta, io c'ho lasciato un po' di fiato, un po' di innocenza politica, un po' di innocenza e basta. in questi dieci anni ho percorso la mia strada, ma certo quello è stato un importante spartiacque della mia vita. non ne ho mai parlato davvero, ho sempre chiuso quel vaso di Pandora di emozioni per nascondere a me stessa un capitolo triste e controverso della mia vita. ora penso alle poesie di Pasolini sui poliziotti figli del popolo, ai black block veri e presunti e a come i media manipolini i fatti, ai nostri errori, ai loro errori, e via dicendo. tutte cose che come me pensano molti, in questo decennale. e poi ci sono i "miei" giorni del g8, che sono un'altra cosa, irrazionale e buia, tutta interiore. ricordo di aver pensato molto ai desaparecidos, in quei momenti concitati, mentre pareva di essere topi in trappola fra i fumi dei lacrimogeni e il rumore degli elicotteri. e continuavo a chiedermi perchè la polizia avesse caricato a manganellate lo spezzone degli scout (la cui unica colpa è di portare dei calzettoni un po'...come dire...démodée!) di un corteo davvero pacifico. e alle 17.27 del 20 luglio, con la morte di un ragazzo della mia età a pochi metri da me, tutto è cambiato. sono passati dieci anni, oggi, e mentre gioco a "sorrisi" con i miei bimbi nel lettone spero che il loro futuro sia bello. che non sia breve come quello di Carlo. spero che da grandi non escano di casa in un caldo giorno di luglio, per non farvi più ritorno. ma voglio con tutte le mie forze che combattano per un ideale, per un mondo migliore. che credano in qualcosa di più grande di loro, perchè riescano in ciò che noi non siamo riusciti a fare, come non ci sono riusciti i nostri padri. forse loro riusciranno a rendere la Terra un posto migliore. mi costa un po' elaborare questo groviglio di sensazioni, ma dato che la memoria è pur sempre un ingranaggio collettivo, ho pensato fosse giusto dire la mia. ciao Carlo.

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"Il paradosso è la cattiveria degli uomini che hanno troppo spirito". Émile Faguet
 

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